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Simone Prini

La metatarsalgia e i plantari su misura

Quanti di noi conoscono almeno una persona che nella vita ci abbia detto: “mi sento i piedi bruciare, devo togliermi le scarpe non le sopporto più!” oppure “ogni passo mi sembra di camminare sui sassi, non riesco più fare quello che volevo, devo continuamente fermarmi”.
E se fosse la metatarsalgia? Vediamo cos’è, come si sviluppa e come trattarla!

Cos’è la metatarsalgia?

Il piede è una struttura complessa formata da ben 26 ossa che articolano fra di loro e fra queste troviamo le 5 ossa metatarsali. Stiamo parlando di quella zona del piede detta avampiede, qui si
sviluppa la metatarsalgia!

La metatarsalgia è una patologia del piede, di natura infiammatoria, caratterizzata da una sensazionedi dolore e/o bruciore in corrispondenza delle ossa metatarsali. Un altro sintomo riferito da alcuni
pazienti è la sensazione di formicolio nella zona interessata. Il dolore può comparire in modo graduale o anche del tutto improvviso.

Cosa provoca la metatarsalgia?

La metatarsalgia, anche se solitamente è più frequente nel sesso femminile che in quello maschile, può colpire chiunque.
Ci sono diversi fattori predisponenti per lo sviluppo di questa patologia tra cui:

  •  Sovrappeso
  • Alterazioni biomeccaniche dei metatarsi
  • Alterazioni anatomiche (Es. piede cavo)
  • Utilizzo di scarpe con eccessiva differenza tacco punta (> 4cm)
  • Sport da sovraccarico funzionale (Running, atletica, basket etc.)
  • Artrite reumatoide

Solitamente è l’insieme di più fattori che porta a sviluppare questa patologia di origine meccanica che inizialmente può presentarsi con delle semplici ipercheratosi da sovraccarico (calli) che sono
una meccanismo di difesa del nostro corpo e segnale di un’alterazione dell’appoggio dell’avampiede, senza sviluppare alcun sintomo doloroso.
Nei pazienti che sviluppano una metatarsalgia è possibile anche trovare delle patologie associate come:

  • Alluce valgo
  • Alluce rigido
  • Neuroma di Morton

Tratteremo però queste problematiche in un’altra occasione

Cosa fare quindi?

Se ispezionando i nostri piedi, notiamo l’aumento della formazione di ipercheratosi in prossimità delle ossa metatarsali, ci troviamo di fronte ad una condizione di sovraccarico che va sicuramente monitorata in quanto potrebbe nel tempo peggiorare e iniziare a sviluppare una sintomatologia dolorosa. Fino ad allora il consiglio è di utilizzare della calzature idonee con le seguenti caratteristiche:

  • Suola in gomma semirigida
  • Differenza tacco punta di almeno 1 – 1,5 cm
  • Punta arrotondata

Se nonostante questi accorgimenti ci si accorge di un peggioramento della salute dei propri piedi è importante effettuare una visita specialistica ortopedica o fisiatrica così da essere certi della propria situazione clinica. Lo specialista, in sede di visita, valuterà il quadro clinico ed eventualmente prescriverà degli esami strumentali (radiografia in carico, risonanza magnetica etc.) e potrebbe indicarvi come terapia conservativa l’utilizzo di plantari su misura per la vostra vita quotidiana.
IMPORTANTE: Non cercate di accorciare i tempi andando in modo autonomo ad effettuare esami strumentali in quanto potrebbero non essere funzionali alla diagnosi. Affidatevi sempre prima allo specialista il quale saprà sicuramente indicarvi quale percorso terapeutico intraprendere.

Lo specialista mi ha prescritto i plantari, ma come devono essere fatti?

Indipendentemente dalla tecnica di rilevazione delle impronte che può avvenire con varie metodologie: esame baropodometrico computerizzato, impronta podografica, calco gessato, i plantari che solitamente vengono prescritti per la risoluzione o attenuazione della metatarsalgia devono essere fatti su misura e tendenzialmente prevedono due correzioni principali:

  • Scarico dei metatarsi (barra retrocapitata o oliva retrocapitata in base ai metatarsi interessati)
  • Sostegno della volta plantare

Eventuali altre tipologie di correzioni o compensazioni biomeccaniche verranno realizzate in funzione della prescrizione medica e della tipologia dei piedi.

Principalmente i plantari realizzati per la matatarsalgia hanno il compito di anticipare la battuta delle ossa metatarsali e mantenere su un asse di carico corretto i rapporti articolari fra retropiede, mesopiede e avampiede.
Riallineando l’arco trasverso delle ossa metatarsali si riesce a ridistribuire il carico e ridurre la sintomatologia dolorosa. Eventuali ipercheratosi che si erano formate per il sovraccarico tenderanno a ridursi e risultare meno dolenti oltre avremo una maggior autonomia nella fase del cammino.

In quanto tempo avrò un miglioramento o una totale risoluzione del dolore?

Partendo dal principio che ogni paziente è differente e quindi il risultato può variare da soggetto a soggetto, tendenzialmente, se vengono rispettate le indicazioni ricevute dallo specialistica e dal
tecnico ortopedico si può avere un miglioramento del quadro clinico entro 30 giorni dall’inizio del trattamento con i plantari.

Ho fatto i plantari ma non ho risolto il mio problema, ora cosa faccio?

Prima di abbandonare l’utilizzo dei plantari è bene sottoporsi a dei controlli tecnici per verificare la correttezza della realizzazione dell’ortesi in quanto la densità della correzione o il suo posizionamento in antero posteriore di pochi millimetri può cambiare completamente il risultato finale.
Se dopo eventuali modifiche non si raggiunge l’obiettivo prefissato bisognerà tornare dallo specialista che rivaluterà nel suo complesso il quadro clinico ed eventualmente, se lo riterrà opportuno, vi proporrà un intervento chirurgico.